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DEL PETRARCA.

E DELLE

SUE OPERE.

LIBRI QUATTRO.

FIRENZE

PRESSO GAETANO CAMBIAGI

1797.

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GIOVAN BATISTA BALDELLI

AL LETTORE

Fu lodevolissimo cóstume d'ogni secolo e d'ogni nazione l'illustrare degli uomini sommi le gesta, e di perpetuare presso i posteri la loro memoria col nobil fine di risvegliarne l'emulazione, sorgente feconda di utili discuoprimenti, di atti magnanimi, e di opere gloriose. Nella quiete di un' oscura vita privata cedendo anche io all' imperioso dovere, che la natura à scolpito in ogni petto, di giovare per quanto si può alla patria, non mi parve di poterla utilmente servire, se non se scrivendo alcune vite di quei rari e fecondi ingegni, a cui diede felice la cuna, e quella fama ne ottenne, per la quale molte nazioni le restano di gran lunga inferiori, poche l'uguagliano, non la sopravanza veruna.

Incominciai l'ideato lavoro da Francesco Petrarca, non solo per risalire seco lui al rinascimento della moderna letteratura, ma ancora perchè parvemi che fra gl' illustri sapienti, che vanta il natio nostro suolo, nessuno in grado cotanto sublime avesse riuniti quei singolari doni, de' quali a pochissimi la natura fu liberale. Egli acquistò vastissimi lumi, che poi a larga mano diffuse, egli fu guida agl' ingegni incerti e smarriti nell' arduo sentiero del sapere, egli ottenne alle lettere, ed ai coltivatori di queste la protezione efficace e valida dei regnanti, egli rivolse la scienza a migliorare se medesimo, ed illuminò le nazioni coi detti, cogli scritti

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